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Ora, qui, sul cornicione di questo palazzo ti sento vicino. Sento che non sei parte più di questo mondo, ma sei parte di me. Così sopravvivono le persone e le loro idee. Dentro ognuno di noi. Vivono di noi. Non come parassiti, bensì come guide. Come fari. Luci che ti guidano quando dentro di te calano le tenebre e tremi. Ora, Giorgio, sento la tua mano che mi spinge a volare. A vivere. Ora ti ho capito. La morte non deve essere mai autoinflitta, che sia una naturale. Ma amiamoci in profondo. Comprendiamoci capendo gli altri per primi. Serviamoci e serviamoli. Amiamoci amandoli. So che la battaglia si può perdere per colpe non nostre. So che possiamo cadere senza volerlo. Ma non ho paura. Perché so che devo vivere. Per me, per te, per chi mi vuole, per chi mi ama. Ora Roma vive, e con lei io. Che le sono entrato dentro. Che l'ho capita. Che l'amerò cercando di cambiarla. Addio amico. Amico fragile.